domenica 2 gennaio 2011

Sale e coltello. Una storia dal centro notturno di pronta accoglienza...

Sale e coltello

Mi sveglio di soprassalto con una sensazione di disagio. Subito porto l’orologio davanti agli occhi. Sono le 3.00 di notte. Mi colpisce la forte luce in cucina, proprio di fronte all’ufficio vetrato dove dormo.
Immediatamente inquietudine, non è normale , di solito gli ospiti andando in bagno accendono la luce piccola....
Resto due minuti ancora sul letto cercando di ascoltare se si sentono dei rumori. Silenzio assoluto. Mi alzo ed esco dall’ufficio dirigendomi in cucina. Penso che con quella luce così forte e violenta anche la mia collega si sarà svegliata. Entro in cucina. C’è una persona, di spalle alla porta, davanti al lavandino, immobile. Mi colpisce subito il coltellaccio posato sul ripiano della cucina : è il più grosso che abbiamo. Ho riconosciuto la persona : è Marco.
La cosa non mi tranquillizza, stasera era molto “fatto” di pasticche, e tutto il suo agire sembrava senza senso. Sono inquieto, preoccupato. Come starà ? Sarà minaccioso, pericoloso ? Anche il fatto che stia del tutto fermo mi preoccupa, sembra perso nel vuoto.

La notte stellata V. Van Gogh

Decido di passare all’azione. Gli parlo senza muovermi, mantenendo una certa distanza di sicurezza da lui : “Che stai facendo ?”. Marco ha un sussulto, dice di non avermi sentito arrivare. Molto lentamente si gira e alza un contenitore di sale che deve aver preso dalla credenza (lo sportello è aperto), non parla, lo guarda un po’, lo riposa, fa un passo in avanti e prende il coltello. La mia ansia è al culmine, ma cerco di tranquillizzarmi e vedere cosa succede . Lo guarda un po’ poi lo riposa. Mi guarda e dice : ”Volevo bere un bicchiere d’acqua”. Barcolla, quasi cade. Si gira e si avvia lentamente verso il bagno, sparendovi all’interno. Rapidamente entro in cucina e rimetto a posto sale e coltello. Capisco subito che sarà bene il giorno dopo togliere dalla cucina i coltelli. Non lo faccio subito per non creare agitazione. Marco esce dal bagno, mi guarda, ma non parla e barcollando vistosamente, se ne torna in camera da letto. Dopo un minuto lo seguo. E’ tutto spento, ma attraverso la luce che esterna, filtrata dai vetri, vedo abbastanza bene. Rimane un po’ seduto sul letto poi lentamente si sdraia e dice :”Sale e coltello”. Torno in cucina e tolgo i coltelli, mettendoli in una busta che porto in ufficio. Spengo la luce. Torno a letto. Ho avuto parecchia paura. Cerco di rilassarmi. Resto per parecchio tempo con gli occhi aperti nel buio.

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