sabato 15 gennaio 2011

I nostri ragazzi e le "nuove droghe". Storia di una scorciatoia del vivere...

Per anni ho supervisionato le Unità di Strada che si occupavano elle cosiddette "nuove droghe", consumate prevalentemente nelle discoteche da ragazzi molto giovani: tutte le varie forme dell'Ecstasy sono dette droghe empatogene, hanno come effetto principale quello di superare la normale timidizza ed imbarazzo che ci può essere in un contatto tra coetanei adolescenti che si avvicinano al tema della sessualità: sentirsi estroversi ed in pace con il mondo, poter "rimorchiare" chiunque sentendosi un gran figo od una grande figa, poter esercitare una libertà sessuale spesso oltre i limiti della propria capacità emotiva di poter sopportare esperienze forti; poter ballare tutta la notte e sentirsi onnipotenti;  i danni non sono solo fisici o psicopatologici, il colpo di calore, attacchi di panico, crisi psicotiche: il danno più grosso è l'evitamento di quella condizione esistenziale in cui dobbiamo superare la paura dell'entrare in relazione con l'altro, la paura della sessualità, la paura di non essere abbastanza apprezzato/a e costruire così una propria identità personale e psicosessuale. Questo genere di droghe hanno un forte appeal perchè consentono di evitare il problema, spesso con l'aiuto delle birre e di qualche canna fatte prima di entrare in discoteca, e di qualche pasticca di benzodiazepine o una sniffata di eroina presa prima di arrivare a casa la mattina per diminuire gli effetti eccitanti, ovvero "scendere e smaltire sennò i miei me tanano". Su circa 10.000 ragazzi e ragazze contattati in discoteca 1 su 2 aveva provato una qualche forma di sostanza, è vero che provare non significa automaticamente diventare tossicomane, ma i numeri sono enormi e quest'esperienza fatta continua a ribalzarmi in testa creando interrogativi, riflessioni e, da padre e da persona affascinata dai giovani, preoccupazione. Questa è una delle storie pubblicate su "Storie di Strada" Arion Edizioni, scritta da una Psicologa di Magliana '80. Aiutare questi ragazzi a non vivere solo nell'azione, a narrare la loro storia, a sentire di avere una mente che può tenersi in mente e considerare i propri sentimenti, pensieri, immagini, idee, aspirazioni, delusioni, frustrazioni e rabbie, sia nella dimensione intrapsichica che in quella interpersonale, è "la cura", la cura che può dare un'alternativa ad una mente condizionata e manipolata dalla chimica delle sostanze assunte, le scorciatoie del vivere...

Un pomeriggio….
E’ domenica pomeriggio. Io, Alessandra e Silvana ci vediamo in sede per un turno pomeridiano alla discoteca Heaven ,che si trova a Piramide. Tutti i pomeriggi di sabato e di domenica la discoteca accoglie ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, anche se non è strano incontrare giovani di età superiore.
Come al solito, prima di spostarci alla volta del locale,ci confrontiamo sulle cose da portare con noi e prepariamo il materiale necessario (volantini, preservativi…candele...teli da mettere sul tavolo) per renderci visibili e per creare uno spazio che ci distingua e ci accolga. Portiamo anche gadget e dolciumi che vengono scelti tenendo presente i gusti dei ragazzi., sempre per agevolare il contatto con loro.
Organizzato il materiale prendiamo la macchina, concordiamo su chi va alla guida, e quindi partiamo alla volta dell’Heaven.
Al nostro arrivo, davanti al locale, troviamo un nugolo di ragazzi assiepati davanti all’ingresso; noi non abbiamo problemi ad entrare, grazie all’ottimo rapporto con ........., organizzatore dei pomeriggi dedicati ai più giovani. L’ottimo rapporto instaurato con lui, già dal primo anno del progetto, ha fatto sì che ogni nostro intervento avvenisse in stretta sinergia con il programma del locale. Questo non solo ha favorito i contatti ed agevolato l’accettazione da parte del contesto (ragazzi – operatori del locale- operatori di Magliana 80) ma ha anche stimolato la creatività sulle possibili cose da proporre in futuro……………..il locale è stato per noi ottimo osservatorio dei comportamenti del gruppo target, un’ottima palestra per il nostro lavoro.
Entriamo in discoteca, dove i ragazzi dell’equipe del concludono freneticamente gli ultimi preparativi e ci sistemiamo nei divanetti sotto la console che si trova davanti la pista, posizione che ci permette di interloquire sia con i ragazzi sia con i dj, se necessario per richiamare l’attenzione sul nostro lavoro.
 Sistemiamo il materiale, accendiamo le candele, i preservativi vengono sistemati singolarmente su un cestino e anche noi siamo pronti per l’“evento”…….inizia la musica….i ragazzi si riversano nella pista……e pian piano cominciano ad avvicinarsi…..prima timidamente…..poi in maniera più spigliata e intraprendente…forse anche grazie al nostro atteggiamento accogliente!
I ragazzi si avvicinano e noi gli andiamo incontro cercando di spiegare che il materiale contiene delle informazioni su come funzionano le droghe ,indicandone gli aspetti e i rischi, in altre parole le conseguenze dannose sulla salute fisica e psicologica. 
Aggiungiamo alle informazione sulle droghe anche il preservativo, che non è un gadget, ma ci permette di parlare dei rischi di malattie sessualmente trasmissibili e poi lasciamo la possibilità al ragazzo/a di porre delle domande, se ne ha , o di raccontare qualcosa di lui come è capitato quel pomeriggio.
Dopo qualche ora che stavamo lì , si avvicina al nostro tavolo un ragazzo che, in maniera timida , mi chiede che cosa facciamo e chi siamo. Io immediatamente gli dico che siamo un gruppo che lavora per Magliana 80, che ci occupiamo di prevenzione sulle droghe, in particolare sulle sintetiche e sull’ecstasy.
Gli mostro il nostro materiale informativo e glielo offro, chiedendogli se conosce le sostanze di cui parlo. Il ragazzo risponde timidamente, guardando a terra, di sì ; chiede che effetti hanno sul cervello ed io gli parlo dell’azione sulle serotonina, degli effetti a lungo termine e della possibilità che compaiano anche attacchi di panico…. Piero mi guarda negli occhi, mentre prime, pur rimanendo attento , manteneva gli occhi bassi, e, infine, mi chiede se sono una psicologa.
Io gli dico di sì e, allontanandoci dal tavolo, mi racconta di sé, mi dice che ha cominciato ad usare l’ecstasy circa un anno e mezzo fa, frequentando durante il fine settimana, un gruppo di amici che andavano in discoteca e che , dopo una delusione sentimentale, voleva un po’ reagire e non pensare…
Piero ,che ha 17 anni, aveva continuato ad usare ecstasy per circa otto mesi tutti i fine settimana...poi in famiglia si erano accorti che stava male….lui era riuscito a parlarne con il padre, anche perché, nel frattempo, erano comparsi stati d’ansia molto intensi che lo avevano convinto a chiedere aiuto. Gli chiedo a chi si erano rivolti e il ragazzo risponde che il padre lo aveva accompagnato ad un CIM dove c’era una psicologa. Aggiunge che con la psicologa che lo segue si trova bene e che ha capito delle cose, anche se lui è impaziente di ottenere dei risultati. Lo esorto a non mollare, ribadendo il possibile collegamento tra i suoi stati d’ansia e l’uso della sostanza…e infine aggiungo che potrà avere delle informazioni supplementari dagli psicologi del nostro sportello di cui fornisco numero e indirizzo. Gli dico di cercare Fabio, o anche nella nostra sede, ma lo rinforzo a continuare il percorso intrapreso.
Piero mi ringrazia e mi dice che è la prima volta che parla di questa esperienza con una persone estranea, mi sorride e si allontana.

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