Petrademone. Il libro
delle porte.
“Quando
arriva a Petrademone, la tenuta tra i monti in cui gli zii allevano
border collie, Frida è chiusa in un bozzolo di dolore. Ha perso
entrambi i genitori e l'unica cosa che rimane di loro sono brandelli
di ricordi in una scatola.
Ma in quello che potrebbe essere il
posto ideale dove guarire le ferite dell'anima, qualcosa striscia
nell'ombra sotto la grande quercia.
I cani della zona spariscono senza un
guaito, come se un abisso li avesse ingoiati.
La zia, colpita da una malattia
inspiegabile, rivela a Frida un importante segreto di famiglia.
Insieme ai suoi tre nuovi amici e altri
improbabili alleati, la ragazza si trova così a indagare tra strani
individui che parlano al contrario o per enigmi, un misterioso Libro
delle Porte e creature uscite da filastrocche horror.
Nessuno è chi sembra o pensa di essere,
i poteri si rivelano, i mondi paralleli si toccano.
La nebbia si alza densa a Petrademone, e
per Frida, Tommy Gerico e Miriam comincia l'Avventura, quella che
cambierà le loro vite per sempre”.1
Un libro, uscito nel febbraio 2018, che
è già un successo, una vera e propria rivelazione, il primo romanzo
di una trilogia (apparentemente) per ragazzi che, secondo le prime
recensioni, evoca autori come Burton, Rowling, King, Lovecraft.
perfino Tolkien, senza avere nulla da invidiare da ciascuono di loro.
Un libro che non lascia mai una pausa al
lettore, somigliando in qualche modo ai cani che ne sono
protagonisti: i border collie, sempre pronti ad esseregioiosi ed
attivi.
Così, come nella vita con i border
collie, il ritmo della narrazione non lascia tregua e questo, come
nella vita con i border collie, è contemporaneamente il miglior
pregio ed il peggior difetto.
Mai un attimo di noia, emozione
splendida e perfino inusuale nella letteratura contemporanea dove i
libri vengono troppo spesso misurati a peso, si arriva alla fine
senza aver mai respirato; per questo, è un libro che merita almeno
due letture: la mancanza di pause pone il lettore in uno stato di
scossa emotiva continua; il rischio è quello di perdere molti
passaggi sui quali invece è bello fermarsi, girarli e rigirarli
nelle mani come un oggetto prezioso, bello, antico, un oggetto a cui
siamo affezionati e al quale guardiamo sempre con rinnovata
curiosità, considerata la sua capacità di rivelarci aspetti sempre
diversi.
Opera verticale
Fin qui, un ottimo libro per ragazzi e
non più tali, almeno anagraficamente.
Ma c'è di più, molto di più.
Petrademone, il Libro delle Porte, è un
romanzo scritto attraverso una dimensione verticale e questa,
nella letteratura contemporanea, sembra una novità, per meglio dire
un recupero di tradizioni passate.
Il mondo contemporaneo, e di conseguenza
la sua letteratura, è descrivibile attraverso la metafora spaziale
della orizzontalità: viviamo di reti, di interconnessioni
complesse, di legami inter-soggettivi e del tutto orizzontali, dove
provare ad evocare un sopra e un sotto richiama
immediatamente alla mente una visione assiologica da condannare senza
riserve in omaggio al politicamente e culturalmente corretto; miti e
narrazioni contemporanei, come quello della rete, vengono
attualmente investiti di un potere senza volto, orizzontale e
liquido, perfino un po' melmoso, come quando ai social media
vengono rimandati poteri di giudizio etico, oppure quando viene
utilizzata la rete per approvare o disapprovare strategie
politiche.
L'illuminismo, e la conseguente spinta
alla secolarizzazione ed all'egualitarismo, l'annullamento del sacro
che viene sostituito dal religioso2,
le religioni stesse che sembrano contribuire per rpime al processo di
secolarizzazione rinunciando al credo per diventare etica
formale, hanno decretato l'abbandono di quella
verticalità, celebrata invece dal romanticismo e resa un'icona da
Caspar Friedrich nel suo Viandante sul mare di nebbia, dipinto
del 1818.
Questo romanzo di Manlio Castagna
invece, nel solco del pieno romanticismo, evoca la verticalità di
una cattedrale gotica, dove le sue guglie più alte danzano con le
nubi ai confini del cielo, mentre la cripta nasconde i segreti più
mistici insieme agli ossari ed alle memorie.
Spazio verticale e
tempo ciclico
Il romanzo si estende tra i due poli di
Petrademone e di Amalantrah.
In alto abbiamo Petrademone, la porta
del cielo. In basso un'altra porta conduce ad Amalantrah, mondo
ctonio e saturnino. Nel mezzo, o meglio nella tensione dinamica tra
l'uno e l'altro polo abbiamo 4 ragazzi e 11 border collie, con
funzioni narrative e filosofiche diverse.
Questo libro rinuncia alla scansione
temporale discreta, tipica del pensiero calcolante, per
organizzarsi attorno ad uno scorrere eracliteo che è possibile
cogliere, attraverso un pensiero meditante3,
solo con occhi fermi che colgano la compresenza del tutto nel
dispiegarsi dell'esperienza.
L'unica concessione al tempo che
Manlio Castagna si concede nel suo romanzo, riafferma il carattere
ciclico tipico dell'eterna contrapposizione tra il buono, il santo
(le tre pomeridiane, l'ora in cui Gesù si è sacrificato per
l'umanità) da una parte, il malvagio (le tre del mattino, l'ora del
Diavolo) dall'altra.
Chi di noi è preda di insonnia ed
angosce notturne sa bene che le tre del mattino sono un'ora
terribile, esattamente al centro del mare sconfinato della notte,
lontane dalla dolce riva dell'addormentamento da cui siamo partiti ed
inesorabilmente lontane dall'approdo del risveglio e della luce del
giorno, dai quali ci separa un percorso troppo lungo e tormentato per
poter essere sopportato.
La porta verso l'alto
Petrademone sorgeva sulla cima di un
monte che permette una vista a 360 gradi. La tenuta in cui è
ambientato il romanzo faceva parte delle sue pertinenze. “Tutte le
mitologie hanno una montagna sacra, variante più o meno illustre
dell'Olimpo. Tutti gli dei celesti hanno luoghi riservati al loro
culto, sulle cime. Le valenze simboliche e religiose della montagne
sono innumerevoli. Spesso la montagna è considerata punto d'incontro
del cielo e della terra, punto per il quale passa l'asse del mondo,
regione satura di sacro, luogo ove possono attuarsi passaggi i
passaggi tra zone cosmiche diverse”.4
Petrademone trae il suo toponimo dal
fatto di essere stata un luogo consacrato a Giove Cacuno, il Giove
delle cime, come viene citato nel romanzo. La pietra del demonio
sarebbe stata la stele successivamente ritrovata con incisa la
epigrafe: Iovis cacuno fecit, quindi considerata dai cristiani
pietra celebrativa di un dio pagano, di un demonio.
Ma Petrademone continuò ad essere un
luogo sacro, perchè successivamente ospitò un cenobio di frati
eremiti.
Durò relativamente pochi anni, circa
350, la Petrademone secolare, caposaldo politico e religioso
dell'intero sistema vallivo, castello di guardia ricco, con
pertinenze che davano grano e legna abbondanti, con casali e vigneti,
castello e 4 chiese, libero comune, luogo ambito e conteso tra
l'Abate di Farfa e le nobili famiglie degli Orsini, Savelli,
Colonna5.
Il potere distruttivo degli umani
appetiti e lo scorrere della storia per il quale non si rendeva più
necessario l'incastellamento ed il controllo militare del territorio
decretarono nel XV secolo la fine della Petrademone secolare, che fu
totalmente cancellata da un altro appetito umano, la necessità di
materiale da costruzione bello e pronto, soprattutto gratis.
Fu così che, invece di utilizzare per
la costruzione di Canemorto, l'attuale Orvinio, nuove pietre
provenienti da una cava, le pietre con le quali Petrademone era stata
edificata vennero trasportate in loco, circa 400 metri di altitudine
più in basso.
E così Petrademone, depredata ma
finalmente de-secolarizzata, fu restituita alla natura e al sacro.
Petrademone, come coglie Manlio
Castagna, è quindi tornata ad essere una porta verso l'infinito,
verso il cielo, verso Dio, il deiwos indoeuropeo, che
significa luminoso, celeste.
E' la porta che varcherà Frida,
attraversando il cancello della tenuta, e che la condurrà dal
privato del suo dolore alla infinità multiforme ed impensabile che
si schiuderà presto alla sua esperienza.
Nella terra di mezzo:
i ragazzi
Romanzo di formazione quindi, che ha
come protagonisti quattro ragazzi, due maschi e due femmine le quali,
per natura generative, concave ed accoglienti, sono capaci di
contenere in sé e racchiudere l'esperienza di attraversamento del
mare della perdita, per poi trasformarla creativamente.
Perchè è proprio di questo parla
Manlio Castagna, e ne parla sia alle giovani generazioni che ai
ragazzi tuttora vivi e presenti in noi adulti o vecchi.
Il romanzo quindi affronta apertamente
il tema della perdita, con coraggio e trasparenza, ed è questo uno
dei suoi grandi valori; nella contemporaneità difficilmente i
ragazzi, anagrafici e virtuali, hanno occasione di affrontare ed
elaborare il tema della perdita, passaggio che costituisce una
pietra miliare dello sviluppo psicologico.
La perdita può essere colta solo nella
vertigine della sospensione dell'azione, invece tendiamo oggi a
vivere in un tutto pieno, soprattutto i giovani; uso compulsivo del
web e dei social media, alcool, droghe, dipendenze di vario genere,
dalle dipendenze affettive e relazionali allo shopping compulsivo.
Devices pensati
per riempire tutto il tempo e
per ottundere ogni forma di angoscia.
Il
monoscopio della TV negli anni '60 del secolo scorso ti rinfacciava
la tua insonnia, perforandola con quel sibilo assordante ed
angosciante. Oggi tutte le TV trasmettono h24. E questo è un bene,
un vantaggio cognitivo, esistenziale, come la presenza del web e di
tutti i supporti tecnologici, che però spesso vengono convertiti
alla funzione di tamponare l'angoscia ed eliminare la vertigine della
perdita.
Manlio Castagna ambienta il suo romanzo
negli anni '80 del novecento, consapevole della necessità di creare
uno spazio vuoto dal quale può fiorire l'invenzione creativa, e come
guida esperta ci prende per mano e, attraverso i suoi ragazzi, ci
permette di elaborare la vertigine l'angoscia del vuoto e
dell'oscuro, nel tentativo di estrarre da lei qualcosa di nuovo, di
creativo.
Il compito di Frida e dei suoi giovani
amici sarà quello di spiegare, elaborare, dare parole al dolore,
affrontare il magro notturno che, non a caso, nel suo essere
senza volto evoca la “sofferenza confusa e muta” menzionata dal
filosofo Paul Ricoeur.6
Nella terra di mezzo:
i cani
I
cani, i border collie, che tra i cani sono quelli in assoluto più
attaccati ed attenti all'uomo, sono i magnifici protagonisti di
questo romanzo.
Mi
piace come vengono trattati dall'autore: non banali cani parlanti o
umanizzati, rischio del fantasy
di serie B, ma cani, anzi, border collie a tutto tondo, colti e
descritti nella loro essenza.
Quale?
Umberto
Eco, non ricordo dove, diceva che di ciò che non è ancora maturo
per essere concettualizzato filosoficamente bisogna narrare.
Sto
lavorando da anni ad un tormentato saggio, che spero riuscirà a
vedere la luce, sulla filosofia dei linguaggi interspecifici.
Un
saggio nel quale voglio prendere in considerazione, osservandola
attraverso la lente d'ingrandimento della costruzione dei linguaggi,
il rapporto speciale che si è venuto a creare tra uomo e cane, forma
di vita straordinaria, unico esempio in natura di un rapporto così
stretto e profondo tra specie diverse.
La
nota teoria etologica esplicativa del rapporto uomo-cane prende in
considerazione solo l'aspetto funzionale ed opportunistico del
vicendevole aiuto che le due specie si fornivano nella caccia,
fondando il legame, quindi il linguaggio, su un aspetto
utilitaristico.
Però,
c'è il cane ritrovato nel sito di Bonn-Oberkassel, in Germania.
E'
una storia che , ogni volta che la ripercorro, mi commuove.
Una
storia che, straordinariamente, si intreccia con quella di
Petrademone.
Una
sepoltura risalente a 14.200 anni fa, un vecchio uomo di circa 40
anni, una donna ventenne di mezza età ed il loro cane di 7 mesi.
Le
analisi dei reperti hanno rivelato che si trattava di un cane dai
denti danneggiati, che aveva sofferto di cimurro ed episodi di vomito
e diarrea frequenti.
Insomma,
un cane che non sarebbe sopravvissuto e che sicuramente non poteva
aiutare nella caccia.
Questa
sepoltura testimonia delle amorevoli cure attribuite a quel cane,
senza le quali non sarebbe potuto sopravvivere fino ai 7 mesi;
testimonia anche dell'immenso dolore che quell'uomo e quella donna
sperimentarono quando lo persero, tanto che scelsero di restare
insieme a lui per l'eternità.
Una
vicenda antica, che tuttavia potrebbe essere avvenuta ieri. La ruota
fu scoperta circa 10.000 anni dopo, mentre 14.200 anni dopo Steve
Jobs inaugurava lo smartphone: da allora è cambiato tutto, ma i
sentimenti di quell'uomo e quella donna verso il loro cane sono gli
stessi che si potrebbero sperimentare oggi, immutati attraverso il
tempo.
Quindi
qual'è l'essenza del rapporto uomo-cane? Dopo il mio spezzarmi la
schiena su libri, Mac, tablet e smartphone e non aver ancora scritto
sul tema, Manlio Castagna butta lì la soluzione, con la
sfrontatezza dei bambini che nella loro fresca apertura mentale si
possono permettere di dire che il Re
è nudo.7
Nel
romanzo di Castagna i cani sono guardiani.
Sorvegliano
le porte rivolte verso il basso,sorvegliano che da quelle porte non
facciano irruzione gli abitanti del mondo ctonio e saturnino di
Amalantrah.
La porta verso il
basso
Questa è la orrenda porta
che ci mette in contatto con la sofferenza senza volto, con il
terribile mistero dell'esistenza, con le paure ed i fantasmi più bui
che nascono da una natura umana non solo inevitabilmente limitata, ma
esplicitamente rivolta (anche) verso il male e la distruzione, come
gli psicoanalisti Sigmund Freud e Melanie Klein hanno dimostrato nel
loro monumentale lavoro.
I cani ci proteggono dalla
irruzione improvvisa del male e della distruttività, e lo fanno in
due modi: anzitutto attraverso un amore, un attaccamento
incondizionato ed una gioia di vivere che ci trasmettono fino al loro
ultimo respiro; poi ci accompagnano nel modo della perdita, con il
loro transito breve, troppo breve nella vita accanto a noi, e ci
costringono ad assaporarlo e costringono il nostro amore a non
morire con loro perchè diventa irrinunciabile avere un guardiano
sempre con noi.
La sofferenza non può
rimanere fine a sé stessa ed ecco che i cani, da bravi guardiani
della porta, morendo ci invitano a non far finire l'amore, a
proseguirlo, finchè un nuovo cucciolo busserà, festoso e pieno di
amore, all'uscio della nostra casa per assumere le funzioni di
guardiano.
Solo allora lo spirito del
nostro cane, che è stato e rimarrà unico, potrà finalmente
riposare in pace perchè, da angelo che veglierà sempre su di noi,
sarà tranquillo e pacificato per le nostre esistenze in quanto
fiducioso verso il nuovo guardiano, perchè sa di lasciarci protetti
e non da soli ad affrontare le porte del basso.
E potrà andarsene, perchè
solo allora, sentendoci rassicurati da un nuovo guardiano, potremo
lasciarlo andare via ed al contempo stringere con lui un legame
ancora più forte, un legame speciale che supera la materialità e si
concretizza attraverso la speranza escatologica del ricongiungimento,
liberi da un corpo diventato ingombrante, forse per entrambi.
1Manlio
Castagna: Petrademone, il libro delle porte. Mondadori,
2018. Citazione tratta dalla seconda di copertina.
2L'etimo
di religione proviene dal latino legere, ovvero raccogliere,
riportare a sé. E' il verbo che ben si presta a descrivere lo
scrupolo religioso, che con la cristianità diventa dipendenza del
fedele da Dio, obbligazione, e viene pertanto a definire un'insieme
di pratiche, laddove nell'originale latino citato da Cicerone il
significato era più vicino ad una disposizione interiore, al
rinnovamento di una scelta. La nozione di sacro si riferisce
invece a ciò che è proibito, con cui non si deve avere contatto
ed è parimenti animato da potenza. La religione, nel suo senso
di insieme di pratiche e di obbligazioni confessionali, prova a dare
un volto, a secolarizzare un qualcosa di antecedente e misterioso
riferibile al sacro. Vedi: Emile Benveniste, Il
vocabolario delle istituzioni indoeuropee. Volume secondo: potere,
diritto, religione. Tr. it. Einaudi, 1976
3Per
la differenza tra pensiero calcolante e pensiero meditante vedi:
Fabrice Midal, Conferenze di Tokio. Martin Heidegger ed il
pensiero buddista.Tr. it. O
barra O edizioni, 2013
4Mircea
Eliade, Trattato di storia delle religioni. Tr.
it. Boringhieri, 1976
5O.
Amore, P. Delogu, Insediamenti medievali alle falde dei
Lucretili. In: Gilberto De
Angelis (a cura di), Monti Lucretili. Parco regionale
naturale. Invito alla lettura del territorio. 5a
edizione a cura del Comitato promotore parco Naturale Regionale dei
Monti Lucretili, 1995
6Paul
Ricoeur, Il male. Una sfida alla filosofia ed alla teologia. Tr.
it. Morcelliana, 2015
7Hans
Christian Andersen, I vestiti nuovi dell'imperatore. In:
Tutte le fiabe