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Roberto Mucelli, Psicologia Clinica, Psicoterapia, Psicoanalisi Intersoggettiva Esistenziale, Filosofia. V. Rocca Sinibalda 10 int.4, Roma +393483341588 wapp psicologiaclinicafilosofia@gmail.com
Heidegger distingue tre forme di noia:
"Annoiarsi da qualcosa": Questa è la forma più comune di noia, in cui ci si annoia a causa di una specifica situazione o attività che non ci interessa o ci stanca
"Annoiarsi di qualcosa": In questo caso, la noia è più profonda e non è legata a un oggetto specifico, ma a una generale mancanza di interesse o di senso.
"Uno si annoia": Questa è la forma più profonda di noia, in cui l'essere umano si trova di fronte al nulla e alla propria finitezza.
È quest'ultima forma di noia, quella esistenziale, che interessa particolarmente Heidegger. In essa, l'essere umano si trova sospeso, privo di scopi e di interessi, gettato nella vacuità del tempo. Nelle forme depressive questo sentimento di noia si stabilizza e organizza l’esperienza di sé intorno al vuoto, alla nullità, alla inutilità della Vita. Questo tipo di noia prende il futuro e lo riduce in foglie morte portate via dal vento in una direzione che noi non possiamo controllare. Coi i pazienti depressi, in fondo rinunciatari perché fragili, spaventati, occorre anzitutto recuperare un punto di partenza, ovvero la valenza rivelatrice della noia.
La persona depressa chiude ogni forma di prospettiva per non rimanere sospesa, e questa come insegna Binswanger è letteralmente una sensazione fisica, nell’horror vacui che con una mano adunca stringe la gola, mentre con l’altra, forte come un maglio, comprime il petto fino a togliere il respiro. Un altro tipo di reazione alla noia, apparentemente opposta, è quello dell’attivismo forzato che conduce la persona a una vita maniacale o ipomaniacale, fatta di un “tutto pieno” dove il tempo è soffocato in maniera bulimica. Altre reazioni difensive verso l’horror vacui sono tutte le forme di dipendenza patologica e le derive borderline nella loro alternanza di costruzione/distruzione, idealizzazione/svalutazione e rabbia nelle relazioni, nonché le varie forme fobico-ossessive che tendono a organizzare e ipercontrollare pensieri e realtà.
Lo scopo del lavoro psicoanalitico è di permettere al paziente di sperimentare e tollerare la sospensione legata allo sperimentare la noia profonda, nella quale l'essere umano si distacca dal mondo degli oggetti e delle occupazioni quotidiane, e si apre alla possibilità di un'esperienza autentica dell'Essere.
La noia, secondo Heidegger, ci "getta" di fronte all'essere nel suo complesso, mostrandoci la sua indifferenza e la sua estraneità. Le cose perdono il loro significato abituale, il tempo si dilata e l'essere umano si confronta con la propria finitezza e con la possibilità della morte. In questo stato di sospensione, l'Essere si manifesta come il fondamento silenzioso e inafferrabile di ogni ente.
Heidegger quindi mette in luce come la noia, lungi dall'essere un semplice stato di apatia, sia un'esperienza che ci mette in contatto con la nostra più profonda natura di esseri-nel-mondo. Nella noia, ci troviamo di fronte alla nostra finitezza e alla nostra libertà, e siamo chiamati a dare un senso alla nostra esistenza.
E’ questo un processo accompagnato da infinite resistenze e grandi angosce che possono essere contenuti e messi a frutto solo se si è formata un'ottima alleanza terapeutica. Dedicheremo alla Alleanza terapeutica uno scritto a parte.
La noia in "Concetti fondamentali della metafisica" di Heidegger non è un semplice stato d'animo, ma un'esperienza fondamentale che ci rivela la nostra essenza e ci apre alla possibilità di un rapporto autentico con l'Essere. È attraverso la noia che possiamo comprendere la nostra finitezza, la nostra libertà e la nostra chiamata a dare un senso al nostro essere-nel-mondo, una “noia profonda che si trascini qua e là negli abissi dell’esserci come una nebbia silenziosa” (§19, 119)
C’è da precisare che Il termine tedesco che Heidegger usa per "noia" in "Concetti fondamentali della metafisica" è "langeweile".
Questa parola è composta da: "lang": lungo, "weile": tempo, mentre
Letteralmente, Langeweile significa "lungo tempo" o "lungo mentre", e richiama l’esperienza della nostalgia (§20,120). Il sentimento della nostalgia può dispiegare le sue vele e navigare nell'esser-ci solo se dispone delle onde lunghe e irregolari del tempo.
La Langeweile profonda, quella esistenziale, è per Heidegger un'esperienza rivelatrice che ci mette di fronte all'Essere e alla nostra finitezza, portandoci “alla comprensione di come il tempo risuoni nel fondo dell’esser-ci” (§20, 120)
Prendiamo delicatamente per mano il paziente e ci solleviamo in volo attraversando quel tempo sospeso che permette di percepire il Sé nelle onde quantiche del flusso della coscienza. Il paziente scoprirà che non è un cadere, come lui/lei teme, ma un volare.
Non ci si può accorgere di volare quando ancora si teme di cadere.
Attraverso la Langeweile profonda possiamo ottenere:
Sospensione dell'ordinario: La noia profonda, come la descrive Heidegger, implica una sospensione del tempo ordinario, quello scandito dalle occupazioni quotidiane e dalle preoccupazioni mondane. Il tempo sembra dilatarsi, perdere il suo ritmo abituale, e l'essere umano si trova in uno stato di "sospensione" in cui può guardare al di là del quotidiano.
Apertura all'Essere: In questo tempo sospeso, l'essere umano non è più assorbito dalle cose del mondo, ma si apre alla possibilità di un'esperienza più autentica dell'Essere. L'Essere si manifesta proprio in questa sospensione, in questo vuoto temporale in cui l'essere umano si confronta con la propria finitezza e con l'indifferenza del mondo.
Possibilità di un nuovo inizio: Il tempo sospeso della noia può essere anche un momento di riflessione e di riorientamento esistenziale. L'essere umano sospende la reazione attiva verso le preoccupazioni quotidiane, vedendole scorrere di fronte al proprio io osservante come una narrazione in dialoghi e immagini e, attraverso la self reflective function (Fonagy, P., & Target, M. (2001). Attaccamento e funzione riflessiva. Raffaello Cortina Editore.), può interrogarsi sul senso della propria esistenza e aprirsi a nuove possibilità.
La Langeweile heideggeriana non è un passaggio semplice ma un'esperienza emotiva che implica un senso di vuoto, di mancanza e di inquietudine. E’ necessaria molta delicatezza, fermezza e attenzione paziente perchè la persona possa tollerare questo stato, che possiede peraltro aspetti “contagiosi” dato che l’analista nel suo controtransfert non può non vivere contestualmente al paziente profondi sentimenti che sono scaturigine dell’inquietudine della sua stessa finitezza e solitudine esistenziale. Quindi è la coppia analitica al lavoro che coraggiosamente si immerge nella Langeweile, per poi riemergere consapevoli e rinforzati, mettendosi in grado di sperimentare la Langeweile nella sua forma più autentica e di confrontarsi con il senso di vuoto che essa porta con sé.
In un mondo "pieno frenetico", in cui il tempo è costantemente riempito di azioni e distrazioni, l'essere umano è sempre proiettato verso l'esterno, immerso nelle cose del mondo e nelle sue preoccupazioni. In questa condizione, è difficile, se non impossibile, sperimentare la noia profonda e confrontarsi con il senso di vuoto che essa rivela.
Ma lasciamo che ci parli direttamente Martin Heidegger: “Non ci interessano né l'oggetto né il risultato dell’occupazione. bensì l’essere occupati in quanto tale e soltanto questo. Cerchiamo un essere-occupati qualunque. Perché? Unicamente per non cadere nell’essere lasciati vuoti che emerge con la noia. Dunque, è a questo che vogliamo sfuggire, e non all’esesr-tenuti-in-sospeso? Dunque è l’esser lasciati vuoti l’elemento essenziale del langeweile (tempo lungo)?.... esser lasciati vuoti o essere colmati si riferiscono al commercio con le cose” (§23,152). Il consumismo, le mille attività, l’onnipotenza medico/finanziaria che vorrebbe guarire ogni più piccolo disturbo con la tecnica farmaceutica, il consumo compulsivo di relazioni sociali, lavoro, sesso, droghe, cibo, azzardo, social media e cartoni animati sono usati per colmare l’esser-lasciati-vuoti. Il sentimento di noia, disperazione, angoscia ha radici nell’esser-lasciati-vuoti originario, prototipo sia del senso di abbandono sia dai deficitari percorsi di riconoscimento del vero sé da parte dei caregivers.
Solo nella sospensione del tempo frenetico, quando l'essere umano si distacca dal flusso incessante delle attività e si trova di fronte a sé stesso, può emergere la Langeweile come esperienza rivelatrice. In questo "tempo sospeso", il vuoto non è più evitato o riempito, ma accolto come un momento di apertura all'Essere e di riflessione sulla propria esistenza.
Heidegger in maniera profetica sottolinea come la società moderna, con il suo ritmo frenetico e la sua costante ricerca di distrazioni, tenda a soffocare la noia e a impedire all'essere umano di confrontarsi con la propria finitezza e con le domande fondamentali sull'esistenza.
La Langeweile, quindi, non è solo un'esperienza individuale, ma anche un fenomeno sociale e culturale. La capacità di sperimentare la noia e di accoglierne il senso di vuoto è un segno di autenticità e di libertà, in quanto permette all'essere umano di sottrarsi alla dittatura del tempo frenetico e di aprirsi a una dimensione più profonda dell'esistenza.
La seduta psicoanalitica può essere considerata una forma di "sospensione del tempo" in senso heideggeriano, sebbene con alcune specificità.
Ecco alcuni punti di contatto e confronto tra la seduta psicoanalitica e il concetto di "tempo lungo" in Heidegger:
Distacco dal quotidiano: Come la Langeweile profonda, la seduta analitica implica un distacco dal tempo ordinario e dal reagire freneticamente alle preoccupazioni del mondo esterno. Il paziente si stacca per il tempo della seduta dalla quotidianità e si immerge nel mondo della propria interiorità, sui propri pensieri e sulle proprie emozioni.
Sospensione del giudizio: La seduta analitica crea uno spazio protetto in cui il tempo sembra sospeso anche perché il giudizio è sospeso. Il paziente è libero di associare liberamente, senza censure e senza la pressione di dover agire o produrre risultati. La libera associazione, che secondo Freud era il metodo essenziale della psicoanalisi, è in realtà un punto di arrivo del lavoro psicoanalitico, considerato che il paziente inevitabilmente riporta in seduta il modo frenetico di pensare e di agire che riempie le nostre vite tecniche, frettolose, competitive, alla ricerca costante di performance e risultati.
Apertura all'inconscio: Questo "tempo sospeso" favorisce l'emergere di contenuti inconsci, che normalmente rimangono nascosti nel flusso frenetico della vita quotidiana. L'analista, attraverso l'ascolto e l'interpretazione, aiuta il paziente a dare senso a questi contenuti e a integrarli nella propria esperienza cosciente.
Rielaborazione del passato: La seduta analitica può essere vista come un momento di "sospensione" del tempo anche perché permette di rielaborare il passato, di rivivere esperienze traumatiche e di dare loro un nuovo significato. In questo senso, il tempo passato viene "sospeso" e riattualizzato nel presente della seduta, per essere elaborato e integrato nella storia del paziente.
Presenza dell'analista: La seduta analitica si svolge in presenza di un'altra persona, l'analista. La relazione con l'analista è un elemento fondamentale del processo analitico, che influenza l'esperienza del tempo e la possibilità di accedere ai contenuti inconsci.
Obiettivo terapeutico: Mentre la Langeweile in Heidegger è un'esperienza rivelatrice che apre all'Essere, la seduta analitica nel nostro mondo efficientista ha un obiettivo terapeutico specifico: aiutare il paziente a superare le proprie sofferenze psichiche e a raggiungere un maggiore benessere. Peccato che la psicoterapia non può essere terapeutica nel senso della cura di sé ma solo riparativa se non apre all’essere.
Nelle sedute online il setting psicoanalitico, ancora di più che nello studio, dove possiamo contare su una quinta teatrale preformata, diventa istituente, ovvero frutto del continuo lavoro della coppia analitica nel creare uno spazio adeguato ove possa avvenire la sospensione del tempo. Il paziente non trova una tenero grembo in cui accomodarsi, ma deve crearlo attivamente: auto che raggiungono un parcheggio e si fermano, passeggiate nella propria città, un angolino sottratto al lavoro, il salotto di casa dove la televisione è spenta e non può circolare nessuno oltre al paziente che così sospende il tempo ordinario per fare la seduta. L’analista stesso non siedo comodo a studio nel suo setting preorganizzato ma a un certo punto deve lasciare il caffè sul fuoco, i pagamenti online in sospeso,, i cani e i familiari al loro destino. Come due innamorati che cercano di ritagliare uno spazio speciale per la coppia, paziente e analista si prodigano nel cercare le condizioni migliori per poter allungare il tempo e mettersi in condizione di sperimentare creativamente l’esser-lasciato-vuoto.
Non è molto di moda usare lo spazio psicoterapeutico per fare i conti creativamente con l’angoscia della finitudine, il mainstream a trazione anglosassone propone psicoterapie ortopediche, volte a “riparare” gli schemi cognitivi e comportamentali. La psicoterapia è da tempo sradicata dal contesto culturale dove è nata, mitteleuropa, Ungheria, Italia del Nord, esportata nel mondo anglofono e reimportata materialista e tecnicista, inserita in un ciclo di produzione/consumo nel quale i viventi vanno riparati al più presto per tornare a essere colmati e così perseverare a non pensare.
La seduta psicoanalitica costituisce uno spazio speciale, uno spazio di gioco creativo, direbbe donald Winnicott, dove il tempo è sospeso per lasciar spazio al pensiero, alla considerazione delle proprie angosce più profonde che si possono così liberare e fondersi con l’aria, lasciando la persona più libera, consapevole creativa. Attraverso il pensiero psicoanalitico e filosofico la “cura”, nel senso di prendersi cura, darsi preoccupazione di… attribuire peso a… comprende sia la terapia che la crescita personale, i cui confini sono rarefatti come la nebbia in questa dolce mattina di Ottobre, che sa di tempo lungo, di famiglia, di riposo per la natura che profuma di buono dopo la sferzata estiva, sa di bosco, sa di funghi e focolare.
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