martedì 5 agosto 2014

Sulla cura di sé e sull'Otium necessario al vivere

Sulla cura di sé e sull'Otium necessario al vivere


Stress correlato al lavoro.

Stress correlato alla mancanza di lavoro.

Stress correlato alla mancanza di tempo libero.

Stress correlato, paradossalmente, al  tempo libero, quando vissuto in un modo concitato, iper-organizzato.

 Stress correlato perfino alla antica pratica antropologica del dono, magistralmente descritta da Marcel Mauss nel "Saggio sul dono": se il povero Marcel vedesse oggi un centro commerciale sotto Natale uscirebbe dalla tomba e straccerebbe il suo lavoro.

Prendiamoci una pausa e curiamo lo stress leggendo insieme un saggio della scrittrice inglese Vernon Lee, pseudonimo di Violet Paget, conoscitrice del Rinascimento, lesbica e femminista, che visse a Firenze dal 1889 fino alla sua morte nel 1935. 

Curiamo lo stress occupandoci dell' Otium, esaltato da Cicerone  ed Orazio e ripreso in tempi più recenti da Bertrand Russell. 

Giovanni Bellini, San Girolamo leggente nel deserto, 1505
San Girolamo è considerato da Vernon Lee il patrono dell'Otium


L'Otium non è semplicisticamente un tempo libero in cui non fare nulla, si tratta piuttosto di uno stato  d'animo, un tempo in cui possiamo sentirci liberi  "di fare quel che ci piace e di avere un bel po' di spazio per farlo" , scrive Violet, alias Vernon. 

L'Otium quindi "ha bisogno di essere suffragato dai nostri sentimenti perché non è una caratteristica del tempo, quanto un particolare stato d'animo"; una disposizione, una mentalità, diremmo oggi. Una propensione alla libertà di contemplare, pensare, fare… rigorosamente posti in questa consecutio. 

L'Otium spesso non è reso possibile da mille giustificazioni razionalizzanti: impegni, soldi che non bastano mai per coprire spese per cose sulla cui reale utilità ci dovremmo ben interrogare, lavoro,  famiglia che invece di essere sentita come un privilegio ed una risorsa viene spesso presentata come un impegno al quale attendere con dovere e fastidio.

Dietro queste razionalizzazioni spesso si nasconde un vero e proprio horror vacui che porta le persone a correre nella ruota come criceti in gabbia, come se la corsa fine a se stessa fosse l'unica alternativa vitale all'incontro con i propri fantasmi.

Hans Jonas ne "Il principio responsabilità" sottolinea come nei nostri tempi l'homo sapiens sia sostituito dall'homo faber, attraverso un cieco assoggettamento alla tecnica, alla produzione, agli interessi materiali ed al "fare" fine a sé stesso. 

Sappiamo che il "fare" è un grande antidepressivo, una fuga da quelli stati di malinconia che viceversa potrebbero portare ad una riflessione sistematica sulla propria vita, alla valutazione circa la corrispondenza e l'armonia tra la vita condotta, la propria personalità e le proprie inclinazioni.

Verso i propri fantasmi è importante esercitare l'aletheia, il non-nascondimento.

Così, nel  caso caso in cui non dovessimo riscontrare la corrispondenza e l'armonia desiderabili tra vita vissuta ed inclinazioni personali, l'aletheia ci permetterà di alzare le vele per mari non ancora esplorati, ci permetterà di navigare e cercare acque nelle quali sia possibile trovare un maggiore rispecchiamento.

Scrive ancora Vernon Lee: "La paura della noia, la paura del crollo morale che comporta, ingombra il mondo di spazzatura: … per molte persone… il mondo è come la soffitta di un pittore ove una tela mezza imbrattata tre metri per due (e qui il mio pensiero tristemente si rivolge a Pollock, n.d.r.) nasconde la Gioconda appesa al muro e la Venere nell'angolo, ed offusca la vista delle incantevoli cime degli alberi, dei frontoni e dei lontani prati dalla finestra."

Attenzione quindi ad abusare del "fare" come antidepressivo; questa modalità comporta importanti danni sul piano psicologico soprattutto per tutte quelle persone "…il cui pensiero si libra su luoghi remoti, ruota e poi piomba sulla preda e la ghermisce, come non sarebbe possibile cacciando appostati tra i cespugli" ; tutte quelle persone dotate di leggerezza e rapidità di pensiero ed espressione, doti che Italo Calvino, nelle Lezioni Americane, considera come aventi valore assoluto nell'espressione linguistica scritta.

Le persone di questo tipo non sono necessariamente rivelate come geni, artisti o letterati, benchè possiedano leggerezza e rapidità di pensiero e sensibilità d'animo: molte di queste persone, e ne ho riscontro anche nella attività psicoterapeutica, sono, ahimè, imprigionate nella gabbia dell'horror vacui, irregimentate in realtà esistenziali all'interno delle quelli il pensiero libero non si può esprimere.

Ed è così che "… coloro che sono nati per la contemplazione e l'armonia e, nello sforzo di essere svelti e pratici, nella lotta per il successo e le conoscenze giuste perdono, atrofizzano (ahimè dopo tante e crudeli scottature!)  le loro innate e mirabili facoltà".

Inoltre, "è deplorevole vedere così tante buone qualità sacrificate solo per andare avanti, indipendentemente dal bisogno reale; andare avanti, non importa perché,  e sulla strada verso non importa cosa".

Ed è così che le pressochè infinite  possibilità di una mente libera, che abiti un tempo libero e personale, vengono sacrificate al grande Moloch della produttività materialistica e del falso ed ingannevole tempo-contenitore.

D'altra parte "Il mondo vuole abitanti utili. Sta bene. Ma anche le nuvole che costruiscono ponti sul mare, le tempeste che modellano le cime ed i fianchi delle montagne, sono anch'esse parte del mondo; e vogliono creature che si seggano ad osservarle ed a scoprire i segreti della loro esistenza e li portino con sé".

L'Otium, all'interno del quale possono essere contenuti elementi come meditazione, cammino, contatto con specie animali diverse dall'uomo, contemplazione e preghiera, costituisce da sempre una cura dell'anima e consente un riconoscimento di tipo ontologico, ancor prima che utilitaristico ed etico, del mistero da cui siamo circondati.

Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, 1475

Osserviamo San Girolamo, Padre della Chiesa vissuto tra il IV e V secolo, traduttore della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino, ritratto dal pittore rinascimentale Antonello da Messina  mentre legge, pensa e contempla: 

"San Girolamo, il nostro caro patrono dell'Otium, sta guardando in alto, sognante, oltre la scrivania, ascolta le allodole fuori dall'ampia finestra ed osserva le bianche nubi veleggianti. 

E' meno vivo di quanto sarebbe se i suoi occhi fossero incollati sulla pagina, i pensieri concentrati su un argomento, se la penna stridesse sulla carta e la sua anima fosse dimentica di se stessa? 

In tal caso potrebbe scrivere belle parole, pensare bei pensieri, ma avrebbe mai potuto avere bei pensieri da pensare, belle parole da scrivere, se fosse sempre stato impegnato a pensare e a scrivere, e non si fosse intrattenuto con le allodole, le nuvole o il suo caro leone sullo zerbino, ma solamente con la penna stridula?"

Mi piace una vita piena di prezioso Otium, indirizzata alla cura dell'anima e vissuta nel recupero dell'aspetto sacramentale degli atti pratici della vita quotidiana, ovvero il  "…trasformare le azioni del mangiare, del bere, del dormire, del lavarsi del pulire la casa, per non parlare di matrimonio, nascita e morte, in qualcosa di significativo e non solo animalesco, tracciare il disegno degli anni in giorni, ognuno con il suo significato simbolico e commemorativo la sua carica emotiva"

Perfino la "Regola" dei monasteri benedettini Ora et Labora (et Lege aggiungerei, visto che l'aspetto dello studio è ritenuto fondamentale da San Benedetto; inoltre nella Regola la frase che ci insegnano alle elementari, Ora et Labora, non si trova mai scritta)  in questo senso può,  paradossalmente ma non troppo,  essere vista tutta come un Otium, nel suo far prevalere costantemente l'aspetto contemplativo anche nel lavoro e nelle attività.

A proposito di cura dell'anima, lo storico Pierre Hadot attraverso uno studio filologico del pensiero antico e cristiano presenta degli esercizi spirituali attraverso i quali imparare a vivere, imparare a morire, imparare a leggere (Hadot "Esercizi spirituali e filosofia antica").

Attraverso l'esercizio dell'Otium, attraverso la pratica quotidiana della meditazione possiamo individuare la componente più ricca di fascino della nostra vita: "..l'Otium arresta il tira e molla, la reciprocità improvvisata tra persone e circostanze. 

E' nell'Otium che l'anima è libera di crescere secondo le proprie leggi, organizzata ed armoniosa interiormente, e la propria gerarchia individuale è libera di elaborare sentimenti e pensieri, ciascuno dei quali si allinea e procede capeggiato da un comandate coscienzioso

…. è durante l'Otium che le voci -mentre parliamo con persone care o meditiamo su temi  che ci sono ancora più cari- imparano i modi armoniosi, l'intonazione, l'accento, la pronuncia delle singole parole, e tutto finisce per rientrare in un disegno tipico, ed i lineamenti del volto imparano a muoversi con quella espressività che spesso rende persino la bruttezza più radiante della bellezza. 

E allora, non sarà durante l'Otium, nelle pause della vita, che impariamo a vivere, come vivere e per cosa?"


Vernon Lee, Sull' Otium, in : "Il Palinsesto del Cervello Umano", a cura di  Ottavio Fatica, Il Melangolo, 1995

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