domenica 11 marzo 2018

Petrademone. Il libro delle Porte. Di Manlio Castagna. Recensione.


 
Petrademone. Il libro delle porte.
Quando arriva a Petrademone, la tenuta tra i monti in cui gli zii allevano border collie, Frida è chiusa in un bozzolo di dolore. Ha perso entrambi i genitori e l'unica cosa che rimane di loro sono brandelli di ricordi in una scatola.
Ma in quello che potrebbe essere il posto ideale dove guarire le ferite dell'anima, qualcosa striscia nell'ombra sotto la grande quercia.
I cani della zona spariscono senza un guaito, come se un abisso li avesse ingoiati.
La zia, colpita da una malattia inspiegabile, rivela a Frida un importante segreto di famiglia.
Insieme ai suoi tre nuovi amici e altri improbabili alleati, la ragazza si trova così a indagare tra strani individui che parlano al contrario o per enigmi, un misterioso Libro delle Porte e creature uscite da filastrocche horror.
Nessuno è chi sembra o pensa di essere, i poteri si rivelano, i mondi paralleli si toccano.
La nebbia si alza densa a Petrademone, e per Frida, Tommy Gerico e Miriam comincia l'Avventura, quella che cambierà le loro vite per sempre”.1
Un libro, uscito nel febbraio 2018, che è già un successo, una vera e propria rivelazione, il primo romanzo di una trilogia (apparentemente) per ragazzi che, secondo le prime recensioni, evoca autori come Burton, Rowling, King, Lovecraft. perfino Tolkien, senza avere nulla da invidiare da ciascuono di loro.
Un libro che non lascia mai una pausa al lettore, somigliando in qualche modo ai cani che ne sono protagonisti: i border collie, sempre pronti ad esseregioiosi ed attivi.
Così, come nella vita con i border collie, il ritmo della narrazione non lascia tregua e questo, come nella vita con i border collie, è contemporaneamente il miglior pregio ed il peggior difetto.
Mai un attimo di noia, emozione splendida e perfino inusuale nella letteratura contemporanea dove i libri vengono troppo spesso misurati a peso, si arriva alla fine senza aver mai respirato; per questo, è un libro che merita almeno due letture: la mancanza di pause pone il lettore in uno stato di scossa emotiva continua; il rischio è quello di perdere molti passaggi sui quali invece è bello fermarsi, girarli e rigirarli nelle mani come un oggetto prezioso, bello, antico, un oggetto a cui siamo affezionati e al quale guardiamo sempre con rinnovata curiosità, considerata la sua capacità di rivelarci aspetti sempre diversi.

 

Opera verticale
Fin qui, un ottimo libro per ragazzi e non più tali, almeno anagraficamente.
Ma c'è di più, molto di più.
Petrademone, il Libro delle Porte, è un romanzo scritto attraverso una dimensione verticale e questa, nella letteratura contemporanea, sembra una novità, per meglio dire un recupero di tradizioni passate.
Il mondo contemporaneo, e di conseguenza la sua letteratura, è descrivibile attraverso la metafora spaziale della orizzontalità: viviamo di reti, di interconnessioni complesse, di legami inter-soggettivi e del tutto orizzontali, dove provare ad evocare un sopra e un sotto richiama immediatamente alla mente una visione assiologica da condannare senza riserve in omaggio al politicamente e culturalmente corretto; miti e narrazioni contemporanei, come quello della rete, vengono attualmente investiti di un potere senza volto, orizzontale e liquido, perfino un po' melmoso, come quando ai social media vengono rimandati poteri di giudizio etico, oppure quando viene utilizzata la rete per approvare o disapprovare strategie politiche.
L'illuminismo, e la conseguente spinta alla secolarizzazione ed all'egualitarismo, l'annullamento del sacro che viene sostituito dal religioso2, le religioni stesse che sembrano contribuire per rpime al processo di secolarizzazione rinunciando al credo per diventare etica formale, hanno decretato l'abbandono di quella verticalità, celebrata invece dal romanticismo e resa un'icona da Caspar Friedrich nel suo Viandante sul mare di nebbia, dipinto del 1818.
Questo romanzo di Manlio Castagna invece, nel solco del pieno romanticismo, evoca la verticalità di una cattedrale gotica, dove le sue guglie più alte danzano con le nubi ai confini del cielo, mentre la cripta nasconde i segreti più mistici insieme agli ossari ed alle memorie.

Spazio verticale e tempo ciclico
Il romanzo si estende tra i due poli di Petrademone e di Amalantrah.
In alto abbiamo Petrademone, la porta del cielo. In basso un'altra porta conduce ad Amalantrah, mondo ctonio e saturnino. Nel mezzo, o meglio nella tensione dinamica tra l'uno e l'altro polo abbiamo 4 ragazzi e 11 border collie, con funzioni narrative e filosofiche diverse.
Questo libro rinuncia alla scansione temporale discreta, tipica del pensiero calcolante, per organizzarsi attorno ad uno scorrere eracliteo che è possibile cogliere, attraverso un pensiero meditante3, solo con occhi fermi che colgano la compresenza del tutto nel dispiegarsi dell'esperienza.
L'unica concessione al tempo che Manlio Castagna si concede nel suo romanzo, riafferma il carattere ciclico tipico dell'eterna contrapposizione tra il buono, il santo (le tre pomeridiane, l'ora in cui Gesù si è sacrificato per l'umanità) da una parte, il malvagio (le tre del mattino, l'ora del Diavolo) dall'altra.
Chi di noi è preda di insonnia ed angosce notturne sa bene che le tre del mattino sono un'ora terribile, esattamente al centro del mare sconfinato della notte, lontane dalla dolce riva dell'addormentamento da cui siamo partiti ed inesorabilmente lontane dall'approdo del risveglio e della luce del giorno, dai quali ci separa un percorso troppo lungo e tormentato per poter essere sopportato.

La porta verso l'alto
Petrademone sorgeva sulla cima di un monte che permette una vista a 360 gradi. La tenuta in cui è ambientato il romanzo faceva parte delle sue pertinenze. “Tutte le mitologie hanno una montagna sacra, variante più o meno illustre dell'Olimpo. Tutti gli dei celesti hanno luoghi riservati al loro culto, sulle cime. Le valenze simboliche e religiose della montagne sono innumerevoli. Spesso la montagna è considerata punto d'incontro del cielo e della terra, punto per il quale passa l'asse del mondo, regione satura di sacro, luogo ove possono attuarsi passaggi i passaggi tra zone cosmiche diverse”.4
Petrademone trae il suo toponimo dal fatto di essere stata un luogo consacrato a Giove Cacuno, il Giove delle cime, come viene citato nel romanzo. La pietra del demonio sarebbe stata la stele successivamente ritrovata con incisa la epigrafe: Iovis cacuno fecit, quindi considerata dai cristiani pietra celebrativa di un dio pagano, di un demonio.
Ma Petrademone continuò ad essere un luogo sacro, perchè successivamente ospitò un cenobio di frati eremiti.
Durò relativamente pochi anni, circa 350, la Petrademone secolare, caposaldo politico e religioso dell'intero sistema vallivo, castello di guardia ricco, con pertinenze che davano grano e legna abbondanti, con casali e vigneti, castello e 4 chiese, libero comune, luogo ambito e conteso tra l'Abate di Farfa e le nobili famiglie degli Orsini, Savelli, Colonna5.
Il potere distruttivo degli umani appetiti e lo scorrere della storia per il quale non si rendeva più necessario l'incastellamento ed il controllo militare del territorio decretarono nel XV secolo la fine della Petrademone secolare, che fu totalmente cancellata da un altro appetito umano, la necessità di materiale da costruzione bello e pronto, soprattutto gratis.
Fu così che, invece di utilizzare per la costruzione di Canemorto, l'attuale Orvinio, nuove pietre provenienti da una cava, le pietre con le quali Petrademone era stata edificata vennero trasportate in loco, circa 400 metri di altitudine più in basso.
E così Petrademone, depredata ma finalmente de-secolarizzata, fu restituita alla natura e al sacro.
Petrademone, come coglie Manlio Castagna, è quindi tornata ad essere una porta verso l'infinito, verso il cielo, verso Dio, il deiwos indoeuropeo, che significa luminoso, celeste.
E' la porta che varcherà Frida, attraversando il cancello della tenuta, e che la condurrà dal privato del suo dolore alla infinità multiforme ed impensabile che si schiuderà presto alla sua esperienza.

Nella terra di mezzo: i ragazzi
Romanzo di formazione quindi, che ha come protagonisti quattro ragazzi, due maschi e due femmine le quali, per natura generative, concave ed accoglienti, sono capaci di contenere in sé e racchiudere l'esperienza di attraversamento del mare della perdita, per poi trasformarla creativamente.
Perchè è proprio di questo parla Manlio Castagna, e ne parla sia alle giovani generazioni che ai ragazzi tuttora vivi e presenti in noi adulti o vecchi.
Il romanzo quindi affronta apertamente il tema della perdita, con coraggio e trasparenza, ed è questo uno dei suoi grandi valori; nella contemporaneità difficilmente i ragazzi, anagrafici e virtuali, hanno occasione di affrontare ed elaborare il tema della perdita, passaggio che costituisce una pietra miliare dello sviluppo psicologico.
La perdita può essere colta solo nella vertigine della sospensione dell'azione, invece tendiamo oggi a vivere in un tutto pieno, soprattutto i giovani; uso compulsivo del web e dei social media, alcool, droghe, dipendenze di vario genere, dalle dipendenze affettive e relazionali allo shopping compulsivo.
Devices pensati per riempire tutto il tempo e per ottundere ogni forma di angoscia.
Il monoscopio della TV negli anni '60 del secolo scorso ti rinfacciava la tua insonnia, perforandola con quel sibilo assordante ed angosciante. Oggi tutte le TV trasmettono h24. E questo è un bene, un vantaggio cognitivo, esistenziale, come la presenza del web e di tutti i supporti tecnologici, che però spesso vengono convertiti alla funzione di tamponare l'angoscia ed eliminare la vertigine della perdita.
Manlio Castagna ambienta il suo romanzo negli anni '80 del novecento, consapevole della necessità di creare uno spazio vuoto dal quale può fiorire l'invenzione creativa, e come guida esperta ci prende per mano e, attraverso i suoi ragazzi, ci permette di elaborare la vertigine l'angoscia del vuoto e dell'oscuro, nel tentativo di estrarre da lei qualcosa di nuovo, di creativo.
Il compito di Frida e dei suoi giovani amici sarà quello di spiegare, elaborare, dare parole al dolore, affrontare il magro notturno che, non a caso, nel suo essere senza volto evoca la “sofferenza confusa e muta” menzionata dal filosofo Paul Ricoeur.6

Nella terra di mezzo: i cani
I cani, i border collie, che tra i cani sono quelli in assoluto più attaccati ed attenti all'uomo, sono i magnifici protagonisti di questo romanzo.
Mi piace come vengono trattati dall'autore: non banali cani parlanti o umanizzati, rischio del fantasy di serie B, ma cani, anzi, border collie a tutto tondo, colti e descritti nella loro essenza.
Quale?
Umberto Eco, non ricordo dove, diceva che di ciò che non è ancora maturo per essere concettualizzato filosoficamente bisogna narrare.
Sto lavorando da anni ad un tormentato saggio, che spero riuscirà a vedere la luce, sulla filosofia dei linguaggi interspecifici.
Un saggio nel quale voglio prendere in considerazione, osservandola attraverso la lente d'ingrandimento della costruzione dei linguaggi, il rapporto speciale che si è venuto a creare tra uomo e cane, forma di vita straordinaria, unico esempio in natura di un rapporto così stretto e profondo tra specie diverse.
La nota teoria etologica esplicativa del rapporto uomo-cane prende in considerazione solo l'aspetto funzionale ed opportunistico del vicendevole aiuto che le due specie si fornivano nella caccia, fondando il legame, quindi il linguaggio, su un aspetto utilitaristico.
Però, c'è il cane ritrovato nel sito di Bonn-Oberkassel, in Germania.
E' una storia che , ogni volta che la ripercorro, mi commuove.
Una storia che, straordinariamente, si intreccia con quella di Petrademone.
Una sepoltura risalente a 14.200 anni fa, un vecchio uomo di circa 40 anni, una donna ventenne di mezza età ed il loro cane di 7 mesi.
Le analisi dei reperti hanno rivelato che si trattava di un cane dai denti danneggiati, che aveva sofferto di cimurro ed episodi di vomito e diarrea frequenti.
Insomma, un cane che non sarebbe sopravvissuto e che sicuramente non poteva aiutare nella caccia.
Questa sepoltura testimonia delle amorevoli cure attribuite a quel cane, senza le quali non sarebbe potuto sopravvivere fino ai 7 mesi; testimonia anche dell'immenso dolore che quell'uomo e quella donna sperimentarono quando lo persero, tanto che scelsero di restare insieme a lui per l'eternità.
Una vicenda antica, che tuttavia potrebbe essere avvenuta ieri. La ruota fu scoperta circa 10.000 anni dopo, mentre 14.200 anni dopo Steve Jobs inaugurava lo smartphone: da allora è cambiato tutto, ma i sentimenti di quell'uomo e quella donna verso il loro cane sono gli stessi che si potrebbero sperimentare oggi, immutati attraverso il tempo.
Quindi qual'è l'essenza del rapporto uomo-cane? Dopo il mio spezzarmi la schiena su libri, Mac, tablet e smartphone e non aver ancora scritto sul tema, Manlio Castagna butta lì la soluzione, con la sfrontatezza dei bambini che nella loro fresca apertura mentale si possono permettere di dire che il Re è nudo.7
Nel romanzo di Castagna i cani sono guardiani.
Sorvegliano le porte rivolte verso il basso,sorvegliano che da quelle porte non facciano irruzione gli abitanti del mondo ctonio e saturnino di Amalantrah.

La porta verso il basso
Questa è la orrenda porta che ci mette in contatto con la sofferenza senza volto, con il terribile mistero dell'esistenza, con le paure ed i fantasmi più bui che nascono da una natura umana non solo inevitabilmente limitata, ma esplicitamente rivolta (anche) verso il male e la distruzione, come gli psicoanalisti Sigmund Freud e Melanie Klein hanno dimostrato nel loro monumentale lavoro.
I cani ci proteggono dalla irruzione improvvisa del male e della distruttività, e lo fanno in due modi: anzitutto attraverso un amore, un attaccamento incondizionato ed una gioia di vivere che ci trasmettono fino al loro ultimo respiro; poi ci accompagnano nel modo della perdita, con il loro transito breve, troppo breve nella vita accanto a noi, e ci costringono ad assaporarlo e costringono il nostro amore a non morire con loro perchè diventa irrinunciabile avere un guardiano sempre con noi.
La sofferenza non può rimanere fine a sé stessa ed ecco che i cani, da bravi guardiani della porta, morendo ci invitano a non far finire l'amore, a proseguirlo, finchè un nuovo cucciolo busserà, festoso e pieno di amore, all'uscio della nostra casa per assumere le funzioni di guardiano.
Solo allora lo spirito del nostro cane, che è stato e rimarrà unico, potrà finalmente riposare in pace perchè, da angelo che veglierà sempre su di noi, sarà tranquillo e pacificato per le nostre esistenze in quanto fiducioso verso il nuovo guardiano, perchè sa di lasciarci protetti e non da soli ad affrontare le porte del basso.
E potrà andarsene, perchè solo allora, sentendoci rassicurati da un nuovo guardiano, potremo lasciarlo andare via ed al contempo stringere con lui un legame ancora più forte, un legame speciale che supera la materialità e si concretizza attraverso la speranza escatologica del ricongiungimento, liberi da un corpo diventato ingombrante, forse per entrambi.


1Manlio Castagna: Petrademone, il libro delle porte. Mondadori, 2018. Citazione tratta dalla seconda di copertina.
2L'etimo di religione proviene dal latino legere, ovvero raccogliere, riportare a sé. E' il verbo che ben si presta a descrivere lo scrupolo religioso, che con la cristianità diventa dipendenza del fedele da Dio, obbligazione, e viene pertanto a definire un'insieme di pratiche, laddove nell'originale latino citato da Cicerone il significato era più vicino ad una disposizione interiore, al rinnovamento di una scelta. La nozione di sacro si riferisce invece a ciò che è proibito, con cui non si deve avere contatto ed è parimenti animato da potenza. La religione, nel suo senso di insieme di pratiche e di obbligazioni confessionali, prova a dare un volto, a secolarizzare un qualcosa di antecedente e misterioso riferibile al sacro. Vedi: Emile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee. Volume secondo: potere, diritto, religione. Tr. it. Einaudi, 1976
3Per la differenza tra pensiero calcolante e pensiero meditante vedi: Fabrice Midal, Conferenze di Tokio. Martin Heidegger ed il pensiero buddista.Tr. it. O barra O edizioni, 2013
4Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni. Tr. it. Boringhieri, 1976
5O. Amore, P. Delogu, Insediamenti medievali alle falde dei Lucretili. In: Gilberto De Angelis (a cura di), Monti Lucretili. Parco regionale naturale. Invito alla lettura del territorio. 5a edizione a cura del Comitato promotore parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, 1995
6Paul Ricoeur, Il male. Una sfida alla filosofia ed alla teologia. Tr. it. Morcelliana, 2015
7Hans Christian Andersen, I vestiti nuovi dell'imperatore. In: Tutte le fiabe