giovedì 3 febbraio 2011

Lorena, la zingarella con la sua tanica di benzina...

Sono stato supervisore delle unità di strada che si recavano nei campi nomadi per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza...  venivo sistematicamente investito da storie incredibili, letteralmente provenienti da un'altro mondo, spesso scorrendo in macchina lungo la via Olimpica ero diviso da loro solo da pochi metri: prima di intraprendere questo lavoro non capivo che abisso potesse rappresentare quella distanza, fisicamente così breve, colmabile da un solo colpo d'occhio... Le storie lasciavano un senso di sconcerto, di incredulità, perfino una sensazione fisica di sporcizia che ti si attacca addosso, tornando a casa avevo sempre voglia di farmi una doccia, distrarmi, radicarmi nelle mie sicurezze quotidiane, rinnovare i parametri di lettura del mio mondo... Il nostro era un lavoro motivato dalla grande diffusione dell'uso di sostanze stupefacenti tra la comunità Rom... ciò che mi ha sempre colpito è il massiccio coinvolgimento dei bambini: annusare benzina, caffè e sigarette sono diffusi sin dall'età più tenera, parliamo anche di bambini di 4 anni... droghe come la cocaina sono socialmente accettate perchè rinforzano la potenza maschile, mentre fumare l'eroina è roba da donne... il problema all'interno dei campi nomadi non veniva percepito come tale fino a che i giovani non hanno iniziato a rubare all'interno della loro stessa comunità, violando norme millenarie e sconcertando così i capi Rom, che per questo, solo per questo, accettavano volentieri il nostro aiuto. Ecco la storia di Lorena, 9 anni...

Come dici? Il mio nome? Per voi gagè il mio nome è Lorena.
Mi chiamano Lorena e ho 9 anni, ecco chi sono! Oggi mia madre non c’è sono io che bado alla baracca e agli altri bambini.
Sono nata in Kossovo prima della guerra; poi una notte siamo partiti di fretta, senza farci vedere. Mia madre aveva paura: diceva che avrebbero ucciso tutti i miei fratelli e mio padre se fossimo restati là. Quella che viene giù dalla BMW? Mia sorella Sara invece è nata a Roma, qui alla Muratella dove viviamo adesso, ha 4 anni. In questi giorni gli uomini preparano le baracche per l’inverno. Cercano tra i tanti rifiuti sparsi attorno quel che può servire. Legna da vecchi infissi e da armadi, plastiche grandi e piccole per far scivolare via la pioggia. Porte rotte, finestre, lamiere, tutto va bene per casa nostra. C’è da tappare ogni buco per non lasciar passare il vento freddo che a Roma viene dal mare. Intorno a casa nostra ci stanno le famiglie dei due fratelli di mio padre e quella di una sorella di mia madre con la nonna che è la più anziana di tutti. Anche alle altre baracche stanno lavorando i maschi.
Noi siamo in quattro io e Sara più i miei fratelli Ivan e Kevin, ma ho anche altri diciotto cugini che dormono nelle tre case vicine.
Che facciamo? Te l’ho detto prepariamo le case per l’inverno, poi giochiamo e cerchiamo da mangiare.
Come dove? In giro per la strada, ai semafori, in giro.
Che giochi? I giochi sono giochi di discarica alla fine del gioco devi sempre portare o cibo o soldi o qualcos’altro di utile, che so un vestito vecchio. Cosa mangio? Bhe! Mia madre mi ha lasciato il pranzo per me e i miei fratelli, ma è un pollo solo non credo che basterà.
Ah! Un nuovo gioco lo ha inventato Manlio che è arrivato dal Belgio, dice che si fa in tutti i campi. Che gioco? Ma, come non lo conosci, se si fa in tutti i campi?!
Manlio è il figlio dello zio Istvàn ha 13 anni e suona con la tastiera elettrica sulla linea del tram. È forte Manlio.
Ah il gioco! Il gioco si fa cercando vicino alle macchine o vicino ai caravan. Se guardi bene c’è sempre una tanica con un po’ di benzina dentro. Non ti devi far vedere da nessuno. Prendi la tanica e cerchi un posto tranquillo per nasconderti. Manlio, lui però, non si nasconde più. Poi prendi la tanica la avvicini alla bocca e al naso fai un respiro lungo aspetti un po’, poi ne fai un altro, poi un altro, poi un altro. Ci vuole poco e la benzina è facile da trovare. È come un sogno senti che la testa ti gira e tutto intorno il mondo scompare e ti senti forte, grande, invincibile. Poi ti addormenti, quasi, rimani senza renderti conto e il tempo passa più veloce senza sentire dolore. Adesso gioca come noi anche Sara che ha 4 anni e non si lagna più come prima, tutti lo fanno nei campi tra le baracche, noi siamo più forti degli altri bambini, siamo Rom.

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